I Complessi | Psicologa a Cologno Monzese Dott.ssa Patrizia Pinello
Il termine “complesso” è correntemente usato nel linguaggio corrente attuale ad esempio come indicativa di un’auto attribuita inferiorità di qualche tipo rispetto agli altri, o come fissazione sulla figura paterna o materna eccetera.
In realtà fu il grande medico psicoanalista C.G. Jung a studiarne la struttura e coniarne la definizione.
Trattasi, infatti, di una delle strutture psichiche più importanti, tanto da sostituire i sogni che Freud aveva stabilito essere la via regia verso l’inconscio.
I complessi sono come isole, o frammenti della personalità resisi autonomi rispetto alla coscienza, le cui funzioni possono esserne più o meno disturbate.
Il complesso è costituito da un “nucleo primario centrale”, portatore di significato, inconscio e autonomo, capace di attirare a sé come una calamita molteplici associazioni accomunate da una stessa tonalità affettiva.
In certe occasioni il complesso può emergere dalle profondità della psiche fino a raggiungere la coscienza che ne può essere travolta, facendo sentire il soggetto come posseduto da una forza contro cui egli sente di non avere armi ed energia sufficiente a combatterla.
L’unico modo per affrontare queste situazioni è scaricare la loro energia, non solo tramite una consapevolezza razionale della loro esistenza, ma soprattutto attraverso una loro elaborazione EMOTIVA.
Tra le manifestazioni dei complessi sono, come su accennato, i sogni, i lapsus, gli atti mancati, le nevrosi ossessive, o, nei casi più gravi, le visioni, le allucinazioni, i deliri, le “voci”, i sintomi psicosomatici eccetera.
I complessi possono nascere da traumi oppure da conflitti tra polarità opposte inconciliabili; la soluzione che la mente applica in questi casi consiste nel liberarsi ( ma solo apparentemente ) di uno dei due poli o dell’evento traumatico, relegandoli nell’inconscio, dove però continuano ad esistere e dove anzi possono accrescere la loro energia fino a esplodere dolorosamente alla coscienza.
L’individuo pur soffrendo a causa della sopraffazione della sua volontà da parte del complesso emerso, resiste alla presa di coscienza del complesso stesso, che è sempre un evento emotivamente molto impegnativo, ma fortemente auspicabile per vivere una vita più piena e creativa.
Per Jung inoltre tutti noi abbiamo complessi nella nostra psiche e anzi di essa sono una componente sana in quanto strutture archetipiche ad alta carica energetica, che però possono divenire pericolosi solo quando eccessivamente rivestite da contenuti conflittuali personali uniti a una coscienza troppo debole e quindi troppo rigida.
Compito dell’analista è indagare con la necessaria delicatezza questi contenuti e favorirne la trasformazione da sintomo a simbolo, cioè rendere possibile l’acquisizione da parte dell’Io dell’enorme carica vitale e creativa contenuta nei complessi.